Opinioni

Postato il 04 dic 2013 da Nessun commento

Sezione: Comunicazione & Marketing

La creazione di condizioni ideali di lavoro diventa sempre più importante in tempi in cui l’impegno produttivo e anche il tempo trascorso in ufficio diventano sempre maggiori.
Fortunatamente stiamo assistendo ormai da qualche anno a un nuovo modo di progettare gli spazi aziendali, concepiti spesso all’insegna del benessere e delle esigenze dell’individuo, progettati per stimolare la creatività e di conseguenza, la produttività lavorativa.

Non a caso negli Stati Uniti le più grandi aziende di architettura e design si stanno specializzando da tempo in questo tipo di progetti il cui obiettivo è quello di rendere gli ambienti aziendali più piacevoli e stimolanti, perché se l’ambiente è creativo anche il lavoro più impegnativo può migliorare in termini di produttività e soprattutto di qualità proposta.

Le azioni di Apple sono attualmente in calo (in controtendenza alla popolarità).
C’è chi dice che l’azienda sia in sofferenza perché da troppo tempo in assenza di un prodotto clamoroso/vincente.
Ma d’altra parte c’è invece chi asserisce che ciò di cui avrebbe maggiormente bisogno sarebbe di un ‘prodotto fallimento’, qualcosa cioè di strepitosamente ‘sbgaliato’.
Ipotesi che trovo estremamente intrigante.

Andando a rivedere la storia di Apple, infatti, è vero che l’azienda ha lanciato prodotti e servizi innovativi e di grandissimo successo, ma è pur vero che negli anni ha collezionato anche diversi flops.
È piuttosto noto che Apple non sia mai stata costantemente vincente e questo suo up and down pare essere la condizione indispensabile per il raggiungimento del suo successo.

Ora invece è come se l’attuale Apple post Jobs si stesse muovendo diversamente, come una ‘qualsiasi’ grande azienda che ha paura di un passo falso, concentrata più sugli utili che su un ‘ideale creativo indipendente’.
Ma l’innovazione non sempre o non sempre subito si rivela di successo, necessita di una profonda visione, di grande coraggio e forse di libertà. Spesso porta a qualcosa di inaspettato ma che a volte ha bisogno di essere metabolizzata o rielaborata prima di poter essere ‘acquisita’.

D’altra parte, non è stato forse lo stesso Steve Jobs, durante il suo celebre discorso a Stanford nel 2005 (“Stay Hungry, Stay Foolish”) a dire che nella vita le sconfitte sono le svolte migliori?
Perché costringono a pensare in modo diverso e creativo.

Postato il 21 ott 2013 da Nessun commento

Sezione: Comunicazione & Marketing

Ha iniziato la CocaCola a chiamare le proprie lattine (o bottiglie) col nome, per poi passare ‘il testimone’ anche a Nutella.
È il massimo della targhetizzazione: consumare un prodotto col proprio nome sopra, in termini di marketing una genialata!

Ma mi chiedo, cosa succede se non troviamo il nostro nome o quantomeno uno ‘desiderato’?
Siamo ‘costretti’ a bere la cocacola (o a mangiare la Nutella) con su scritto il nome di qualcun’altro?
(…e che magari ci è pure antipatico???)
Allora ecco che ‘giustamente’ sono apparse anche lattine ‘generiche’ con su scritto ‘Amore’, ‘Tesoro’, ‘Amico’, etc… in modo tale che ci si possa comunque ben ‘adattare’.
Mi piacerebbe però davvero capire quanto questa targhetizzazione abbia aumentato i consumi e, soprattutto, in che misura trovando il proprio nome o il nome desiderato sulla confezione ci si possa sentire realmente appagati.

Ed in ogni caso, mi chiedo, abbiamo davvero bisogno di mettere il nostro nome sulle cose?
…forse però anche osservano il successo dei Social Media ed in particolare come generalmente le persone vi si muovono all’interno, probabilmente sì.

Postato il 14 ott 2013 da Nessun commento

Sezione: Comunicazione & Marketing Categoria: Senza categoria

Per promuovere un prodotto, azienda o servizio, il canale migliore, ormai da tempo, è rappresentato dalla rete. Tramite social network, siti dedicati, blog, banner e altro… occorre ‘andare in rete’.

Diventa imprescindibile avere una presenza costante e fornire argomenti nuovi che creino interesse (gli argomenti di interesse sono ovviamente fondamentali per catturare l’attenzione). Essenziale è soddisfare le esigenze dei clienti, rispondere alle domande sul prodotto o sulla marca in modo tale che le informazioni possano dare beneficio e, in particolare per i siti aziendali, motivare le visite di ritorno.

La mappatura degli interessi dei clienti, le esigenze e gli obiettivi, le fasi del ciclo di acquisto, sono altrettanto fondamentali per identificare gli argomenti da proporre.

Ma per fare questo, servono tempo, impegno, costanza e persone dedicate. Diventa importante, ora più che mai, riconoscere precisi ruoli aziendali, con mansioni dedicate alla cura dei social network/media.

 

A tal proposito, inoltre, sempre sull’onda di questi dati (e da considerare attentamente!), si sono sviluppati negli ultimi tempi gli ‘INFLUENCER MARKETING’, ovvero figure professionali in grado di influenzare i consumatori tramite blog posti in rete.
Esistono società specializzate in questo che identificano (o rivestono) le persone fisiche le quali hanno influenza sui potenziali acquirenti, e indicano come orientare le attività di marketing intorno a questi influenzatori.

Insomma, per fare bene marketing oggigiorno è estremamente importante la conoscenza profonda degli attuali canali di comunicazione, la capacità di suscitare curiosità e stimolare la loquacità dei social media addicted, con creatività, metodo e professionalità; un lavoro apparentemente impegnativo ma che può ottenere grandi risultati, in maniera sostanzialmente più efficace, in tempi brevi e con sforzi economici inferiori a quelli di un tempo.

Il punto nodale per fare percepire l’utilità di HR e le sue potenzialità è il cercare di comprendere le specifiche dinamiche di business nonché le caratteristiche ed approcci più istintivi del Top Management e/o Imprenditore.

 

Lo sforzo deve essere teso a fare capire le correlazioni tra obiettivi aziendali e di business e modalità con cui si gestisce il personale.

Da questo sarà possibile lavorare su approcci, regole, strumentazioni adatte alla specifica situazione e probabilmente identificare “valori” positivi che possano influenzare le pratiche operative.

Può sembrare <l’uovo di Colombo>, ma sono queste correlazioni tra business e comportamenti delle persone che sono da esplorare meglio e da rendere più comprensibili al Vertice.

Ovviamente, tutto ciò è lontano dall’essere una “scienza esatta” e da qui … la nostra capacità come HR di influire sui risultati dell’azienda.

Può costituire elemento distintivo per un’azienda, in quanto “strumento” di “gestione operativa” molto potente.

Sono convinto che un’organizzazione, che non adotti un sistema di valutazione delle proprie prestazioni e ancor prima un sistema di definizione degli obiettivi, perda molte possibilità di performare bene nel medio-lungo periodo.

Nelle realtà aziendali dove ho potuto lavorare per costruire un sistema di gestione per obiettivi e dove questo abbia integrato obiettivi aziendali, di gruppo, individuali con valutazioni delle prestazioni in maniera più o meno articolata, i risultati sono stati notevoli.

 

Tuttavia, non è semplice creare tali connessioni e arrivare ad un sistema ragionevolmente efficace serve tempo e dedicazione e -aggiungo- la collaborazione, oltre che del Vertice, dell’area Controllo di Gestione (o di chi ne fa le veci).
In particolare per creare la concatenazione di obiettivi “misurabili” dal Vertice a cascata sull’intera organizzazione è imprescindibile lavorare a stretto contatto con l’area Finanza ed il Controllo di Gestione in particolare.

L’ideale poi è coinvolgere più persone possibili nel sistema per obiettivi. Naturalmente gli obiettivi dovranno essere resi congruenti al ruolo e alle possibilità di definire obiettivi plausibili-misurabili (aziendali, di area, e/o individuali).

In tutto questo la funzione del Personale gioca un ruolo fondamentale.

Secondo un recente rapporto di Aberdeen Group, l’allineamento degli obiettivi di marketing con quelli dell’area commerciale è una strategia fondamentale per molte organizzazioni che creano reddito e mirano alla crescita del numero dei propri clienti.

 

Organizzazioni mal allineate stanno rapidamente cadendo dietro i loro concorrenti nelle zone critiche di crescita del fatturato.

 

Ma non c’è assolutamente alcun motivo per cui ogni organizzazione non dovrebbe essere in grado di raggiungere un elevato livello di collaborazione e allineamento tra le vendite e  il marketing.

 

Tutto ciò che serve è la forza di volontà di gestione e la determinazione di vedere la produttività delle vendite come il ritorno sugli investimenti di marketing.

Postato il 11 feb 2012 da Nessun commento

Sezione: Comunicazione & Marketing

Una recente ricerca da Business Link ha stabilito che esiste una correlazione diretta tra il successo di un’impresa e il suo piano di marketing.

 

Il marketing è un elemento chiave per il successo di un’azienda – ed è necessario utilizzare un piano di marketing come base della propria strategia aziendale.

 

Un piano di marketing definisce obiettivi chiari ed elenca le azioni che intende adottare per raggiungerli.

 

I piani di marketing più efficaci dovrebbero occupare al massimo una facciata di un foglio A4, non devono essere troppo dettagliati o complicati e non necessitano di contenere un gergo specifico;

Devono però generare azioni, essere dinamici ed essere tenuti costantemente presenti.

 

 

Un piano di marketing efficace deve inoltre rispondere ad alcune domande importanti quali:

 

     * Come è l’attività che si sta attualmente seguendo?

     * Come si desidera che il lavoro venga eseguito?

     * Che cos’è che offriamo, qual’è il valore dell’offerta?

     * Il valore offerto è effettivamente percepito come tale dal nostro cliente?

     * I nostri prodotti e/o servizi sono facilmente raggiungibili dal potenziale cliente?

     * Stiamo misurando l’efficacia del lavoro? In che modo?

 

Più si investe nella comprensione delle risposte a queste domande più controllo si avrà della propria azienda e anche più efficace sarà il piano di marketing.

 

Il marketing di per sé non garantisce le vendite, ma un piano di marketing ben studiato e coerente dà molte più possibilità di costruire rapporti proficui a lungo termine.

 

Postato il 30 gen 2012 da Nessun commento

Sezione: Comunicazione & Marketing

Once the water is deep enough that you must swim to stay afloat, does it really matter how deep the pool is?

 

Una volta che l’acqua è abbastanza profonda che si deve nuotare per rimanere a galla, realmente importa quanto sia profonda la piscina?

 

(Seth Godin on January 20, 2012)

A fronte di un periodo di crisi occorre cambiare modo di pensare e di operare.

Se il rinnovamento è comunque sempre un segnale di intelligenza, diventa fondamentale a fronte di un periodo di crisi.

In termini di tempo e di energie spese, è assolutamente inutile oltrechè costoso conservare il proprio modello di business inalterato.

Tutte le attività, le cause, le campagne pubblicitarie risultano inutili perchè non cambieranno nulla.

Occorre rinnovarsi senza paura, capire quali possono essere le opportunità che il nuovo scenario offre, e quali le strade percorribili.